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I luoghi sacri con l’architetto Bertotto

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I luoghi sacri con l’architetto Bertotto

Esploriamo il tema dell’illuminazione dei luoghi sacri insieme a Carlo Bertotto, architetto specializzato nell’Architettura per la Liturgia che, in sinergia con Light Team, ha curato progetto e realizzazione illuminotecnica del Santuario di Cussanio.

 

Qual è la relazione fra luce e divinità?

“Non si può fare un’equivalenza tra luce e presenza della divinità: sì, la luce ha un portato legato alla religiosità ma è un ambito delicato in cui emergono sensibilità differenti. Ad esempio, ha suscitato reazioni opposte un nostro intervento da cui è risultata una chiesa più chiara, ariosa, luminosa: ad alcuni è molto piaciuto, perché l’intervento ha reso la chiesa un luogo più aperto e «leggero», altri hanno ritenuto invece che la semioscurità precedente aiutasse di più il raccoglimento.

Il punto di partenza fondamentale è approcciarsi al luogo di culto tenendo conto che esso non è un museo. Si vedono spesso interventi belli e interessanti i quali denunciano però che chi vi ha lavorato non sa che cos’è una chiesa. Con Leonardo Palladini – il collega con cui condivido questi progetti – ci siamo formati negli studi teologici e liturgici, non soltanto negli studi di architettura, perché abbiamo appunto voluto capire a fondo che cos’è una chiesa e che cosa esattamente vi accade. Inoltre, chi lavora in una chiesa deve avere una conoscenza di quel luogo che, per essere autentica e non manualistica, non può che passare attraverso l’esperienza: è necessario fare il proprio percorso di sperimentazione che consente poi di lavorare in un luogo di culto con dei sensori ricettivi più attenti. Considerando la chiesa come uno spazio in cui si realizza un’esperienza importante della vita di un fedele, allora anche la progettazione architettonica diventa un percorso personale.”

 

Le chiese sono spazi diversi, e più vivi, rispetto a quelli museali: l’uso della luce può presentare delle similitudini con la scenografia?

“La differenza con il teatro consiste nel fatto che in chiesa l’assemblea dei fedeli è attiva, partecipa, è un «soggetto celebrante»: questo concetto è recente, risale al Concilio Vaticano II, ed è uno dei motori che guida la progettazione di uno spazio di culto. Un’illuminazione più «scenografica», può essere adatta per alcuni punti specifici – angoli devozionali, tabernacolo – ma non all’aula dove si celebra la messa. La luce è un elemento architettonico che può concorrere a far sentire l’assemblea parte della funzione e non una platea di spettatori: a livello teorico questo è uno dei grandi concetti alla base della progettazione. È molto complesso da mettere in pratica – però – perché ci si trova ad applicarlo su spazi che sono nati seguendo un’altra prospettiva, in quanto in passato la liturgia era diversa. Infatti questi interventi prendono spesso il nome di «adeguamenti liturgici»: si cerca di adeguare alla liturgia di oggi uno spazio nato secondo certi canoni, nei limiti che quello spazio architettonico concede.”

 

Come si costruisce un «light team»?

“Quando si inizia il progetto si cerca di non lasciare indietro nessun elemento. Lavorando su edifici storici, nella gran parte dei casi la luce è all’interno di un progetto di restauro più ampio, ma è un elemento che portiamo avanti sempre in parallelo a tutti gli altri, anche nel dialogo con la committenza: quando si presenta il progetto spieghiamo che per la sua coerenza necessita anche di interventi con la luce, e se ne discute con i committenti che, sempre più frequentemente, ritengono che la bellezza sia «una delle vie». Noi in quanto architetti ci sentiamo quasi «incaricati» di perseguire questa via pulchritudinis, per non dimenticarla ma anzi, per riscoprirla in tutta la sua potenza.

Coerentemente con questa prospettiva, l’architetto Bertotto ha progettato il nuovo impianto di illuminazione del Santuario di Cussanio nel rispetto del ruolo dei fedeli nella funzione religiosa e perseguendo la via della bellezza attraverso l’allestimento di un modello ciborio luminoso a forma di mandorla. Guarda il progetto

 

 

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