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Christopher Broadbent, il fotografo che si sente fiammingo

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Christopher Broadbent, il fotografo che si sente fiammingo

Quante volte, visitando un museo, ci è capitato di affermare «questo quadro sembra una foto!»? Molto meno spesso accade il contrario, cioè avere la sensazione che uno scatto fotografico sembri proprio un quadro!
Succede così davanti alle opere di Christopher Broadbent, fotografo britannico classe 1936. E accade grazie alla sua predilezione per la luce naturale, catturata grazie a lunghissimi tempi di esposizione, e alla stampa su carta di cotone.
Se nei quadri a olio dei pittori fiamminghi una flebile luce rischiarava le superfici degli elementi rappresentati per sottolinearne i dettagli con grazie alla creazione di ombre e riflessi, Broadbent ripercorre quelle stesse scelte artistiche a più di quattrocento anni di distanza, in controtendenza con la fotografia mainstream, una svolta verso antichi usi imboccata dopo un passato professionale trascorso freneticamente dietro a una macchina fotografica nel mondo patinato del marketing.
Con il suo repertorio di nature morte l’artista dichiara di voler evocare con la luce «l’atmosfera che si respira alla fine della giornata» e che «circonda gli oggetti quotidiani che stanno per essere eliminati», come gli scatti dei vasi di fiori, alcuni freschi e altri appassiti che, in una sola immagine, mostrano la loro esistenza breve ed effimera. Gli oggetti protagonisti sono, invece, prevalentemente utensili da cucina in acciaio che ricordando le cucine delle case di campagna, in qualche modo rendono le still life di Broadbent classiche, sempre attuali e in grado di far rivivere in ciascuno di noi ricordi famigliari.

Credits: © cbroadbentdotnet

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